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L' ESERCITO ROMANO

Aspetto militare

L' arruolamento

A Roma l' aspetto militare, quello politico e quello sociale erano strettamente legati tra loro. In età monarchica la divisione politica della popolazione romana era anche alla base dell' arruolamento delle truppe. La popolazione romana era divisa in tre tribù: i Tites (Sabini), i Ramnes ("quelli vicini al fiume") e i Luceres (Latini). Ogni tribù era divisa in dieci curie, e ogni curia, oltre ad avere funzioni politiche specifiche, aveva il compito di fornire 30 cavalieri e 100 fanti. L' esercito romano fu quindi composto inizialmente da 300 cavalieri e 3000 fanti. In questo periodo solamente i cittadini più ricchi e potenti, i patrizi, potevano partecipare alla vita politica.

Nella prima età repubblicana vennero riformati la costituzione ed i sistemi di arruolamento nell' esercito. Si fece largo una nuova concezione del cittadino: solamente colui che partecipava alle guerre e che quindi difendeva la propria patria aveva poi diritto di partecipare alla vita politica. Viceversa, chi partecipava alla vita politica doveva far parte dell' esercito. Perciò membri dell' esercito erano unicamente coloro che possedevano la cittadinanza romana. La popolazione romana venne divisa in tre classi in base ai possedimenti terrieri: il primo gruppo comprendeva in maggioranza i grandi proprietari terrieri, che potevano armarsi pesantemente, fornendo la fanteria e la cavalleria, e che avevano il compito di procurare 18 centurie di cavalleria e 80 di fanteria. La seconda classe comprendeva i piccoli proprietari terrieri, che potevano armarsi alla leggera e che dovevano fornire 40 centurie di fanteria e 50 centurie di armi leggere, mentre gli artigiani e i nullatenenti dovevano fornire 5 centurie ausiliarie, con il compito di svolgere attività ausiliarie in base alle attività di cui si occupavano in tempo di pace: falegnami, artigiani, fabbri, ecc. Lo stretto legame tra politica ed esercito era dimostrato dal fatto che le centurie non erano solo unità militari, ma erano alla base della organizzazione politica dello stato.

La struttura dell' esercito fino alla prima età repubblicana

Nelle età più arcaiche, l' esercito romano era costituito da schiere di nobili armati a proprie spese che razziavano d' estate i territori circostanti Roma. In seguito esso venne organizzato in modo più coerente, e fu composto da tremila fanti , divisi in tre millerie, una per ogni tribù e trecento cavalieri. Ben presto però la divisione in millerie fu abbandonata, per riunire tutti i soldati in un unico corpo, la legione. L' esercito romano rimase costituito da una sola legione, probabilmente fino a quando fu istituita la carica di duplice console, quando si sentì il bisogno di dotare ogni console di un suo esercito. Le legioni aumentarono successivamente fino a diventare quattro nelle guerre puniche. Dopo le guerre puniche aumentarono successivamente fino a divenire diciotto.

Fino alla riforma di Mario, fecero parte dell' esercito, oltre ai cittadini romani, anche contingenti di truppe alleate, che erano raggruppati in due ali (alae sociorum). Con il tempo si diffuse anche l' usanza di affiancare all' esercito contingenti di truppe specializzate (arcieri , frombolieri) composte da cittadini non romani delle province.

Fino allo scontro con Pirro nel 280 a.C., l'esercito ebbe una organizzazione molto simile alla falange greca. Il nerbo dell' esercito era costituito dai fanti, che erano schierati gli uni a fianco degli altri, in modo che lo scudo indossato sulla sinistra proteggesse anche il fianco destro del compagno. La cavalleria, molto limitata , aveva invece un ruolo secondario, e non era mai utilizzata come arma decisiva in uno scontro, ma serviva alla ricognizione, alla protezione dei fianchi della falange e all' inseguimento dei nemici.

L' armamento difensivo era costituito da un elmo in pelle di cane o di lupo, uno scudo in cuoio parzialmente rinforzato con ferro, una corazza di cuoio e degli schinieri in metallo per proteggere le gambe. Le principali armi offensive erano invece la spada per lo scontro ravvicinato e la lancia (hasta) per lo scontro a distanza.

Nello scontro contro i Sanniti e contro Pirro, la potenza militare dei nemici costrinse i Romani a rivedere l' organizzazione dell' esercito, per renderlo più efficiente e meno rigido. L' unità fondamentale, la legione, venne divisa in manipoli, unità più piccole addestrate adeguatamente ed in grado di muoversi indipendentemente a seconda della conformazione del campo di battaglia e delle tattiche adottate dal nemico. La costituzione fondamentale dell' esercito rimase però sempre la stessa, basata sulla fanteria, anche se venne potenziata la cavalleria. Fu modificato anche l' armamento dell' esercito. La pesante hasta venne sostituita dal più leggero pilum, mentre lo scudo rotondo di derivazione greca venne sostituito da quello lungo, lo scutum.

La riforma di Mario

Ad essere arruolati nell' esercito erano tutti coloro che avevano la cittadinanza romana. Ma a causa delle continue conquiste ed espansioni di Roma, con il tempo, gli arruolati con questo sistema divennero insufficienti, e si venne a creare una forte carenza di personale militare ben addestrato e permanente, in grado di conquistare nuovi territori e di presidiare e difendere quelli già conquistati. Per questo, nel 107 a.C., Caio Mario, un abile console e generale dell' esercito di origine plebea, riformò l' esercito. Mario trasformò il metodo di arruolamento, stabilendo che chiunque fosse di origine romana o italica, cittadino romano o meno, poteva arruolarsi . L' esercito non fu quindi più composto da cittadini romani italici che prestavano servizio per un periodo di tempo limitato, ma da professionisti a tempo pieno, regolarmente stipendiati e che alla fine del loro servizio ricevevano un compenso. Aumentò quindi la professionalità e l' abilità dei soldati, oltre che il loro numero. Inoltre Mario riformò anche la struttura dell' esercito, che assunse così la sua conformazione classica.

La struttura dell' esercito in età classica

Nella nomenclatura dell' esercito, il termine dux aveva il significato generico di comandante, mentre con il termine imperator si indicava inizialmente il generale che aveva compiuto grandi gesta e che aveva quindi ricevuto il titolo onorifico. Successivamente il termine passò ad indicare più genericamente il comandante in capo all' esercito.

L' unità principale dell' esercito romano era la legione (legio), composta generalmente da 6000 uomini e comandata dai tribuni militum, che avevano un numero variabile, da 3 a 6.

L' unità più piccola della legione era la centuria (centuria), che era composta de cento uomini e che era comandata da un centurione (centurio ). Due centurie formavano un manipolo (manipulus), che era quindi formato da duecento uomini. Tre manipoli formavano una coorte (cohors ), e dieci coorti formavano una legione.

Nella fanteria, la prima fila era occupata dai velites, che erano armati con scudo rotondo, giavellotto e spada, con il compito di creare scompiglio tra le file nemiche.

In seconda fila erano gli hastiati , i soldati più giovani, armati con elmo, cotta di maglia, scudo, lancia e spada. Essi avevano il compito di sostenere il primo urto con il nemico.

In terza fila vi erano i principes, soldati armati di elmo, corazza, scudo, lancia e spada, che erano già dotati di una certa esperienza e di armi migliori degli hastiati . Infine in terza fila vi erano i triarii, veterani dell' esercito che entravano in gioco nel momento decisivo.

Ai lati della fanteria erano posizionate due ali di cavalieri (equites), che avevano il compito di proteggere i fianchi dell' esercito e, con rapide incursioni, appoggiavano gli attacchi della fanteria. Ognuna delle due ali di cavalleria divisai in 5 squadroni (turmae), a loro volte divisi in 3 decuriae, al comando dei decuriones. Il più anziano dei decuriones guidava la turma. A fianco dell' esercito combattevano anche contingenti di alleati e truppe ausiliarie di provinciali (auxilia), al cui capo vi erano i praefecti.

Con il passare del tempo i tribuni militum persero importanza a vantaggio dei legati, delegati dei magistrati a sostituirli nel comando delle legioni. Emersero inoltre il praefectus fabrum, un tempo comandante dei genieri, poi aiutante generico del comandante, e il praefectus equitum, comandante della cavalleria.

Dall' età classica alla fine dell' impero

Durante il I secolo a.C., le istituzioni pubbliche romane subirono una crisi, che interessò anche l' esercito. Si era infatti diffusa l' abitudine di concedere cariche straordinarie per lunghi periodi di tempo, e questo aveva causato il frazionamento dell' esercito, diviso in piccoli eserciti minori, che non si sentivano più fedeli allo stato, ma al proprio generale.

Successivamente Augusto riformò l' esercito, ponendovi a capo supremo lo stesso imperatore, e permettendo l' arruolamento solamente ai cittadini romani, affiancati da truppe ausiliarie di provinciali, ai quali era poi concessa la cittadinanza al congedo. Augusto istituì inoltre il corpo dei pretoriani (praetoriani), guardie poste alle dirette dipendenze dell' imperatore e con sede a Roma.

Successivamente, a più riprese, gli imperatori Vespasiano, Diocleziano e Costantino applicarono delle riforme all' esercito, che fu aperto liberamente anche ai provinciali, che ricevevano al cittadinanza al momento dell' arruolamento. Ciò comportò il progressivo imbarbarimento dell' esercito e l' entrata a far parte della cittadinanza romana di persone poco o per nulla romanizzate. Inoltre le legioni , divenute organi troppo poco flessibili, vennero ulteriormente divise in reparti minori, mentre furono aumentati i contingenti di cavalleria e addirittura assoldati contingenti di truppe barbariche.

Le truppe fuorono divise in truppe comitatensi, unità mobili all' interno dell' impero, ed in truppe ripariensi o limitanee, unità di frontiera.

Con il trascorrere del tempo, l e legioni persero sempre più importanza a vantaggio delle truppe barbariche, più bellicose.

La guerra sul mare

A partire dalle guerre puniche, Roma, che fino ad allora non era mai stata una potenza in campo marittimo, si dotò con grande spesa ed in poco tempo di una flotta. A differenza dei Greci e degli Etruschi, però, non costruì una flotta di triremi, ma di quinqueremi, dotate, come dice il nome stesso, di ben cinque file di rematori. Si trattava di navi velocissime, perchè con l' aiuto di una vela quadrata, potevano raggiungere la velocità di 11 km orari. Tuttavia i romani non consideravano la flotta come un' arma da guerra, ma solamente come un mezzo per i trasporti navali. Per questo, a partire dalle guerre puniche, si diffuse l' uso dei corvi, due lunghi ponti montati su un lato della nave e muniti di un arpione all' estremità, che veniva fatto cadere sul ponte della nave avversaria, in modo che i soldati romani potessero attaccare la nave come se si trovassero in un normale scontro terrestre, sfruttando la loro superiorità militare terrestre .

L' accampamento romano

Gli accampamenti militari romani (castra) erano strutture, temporanee o stabili, che ospitavano le legioni impegnate in operazioni militari o stanziate nelle regioni di confine dell' impero. Occorre distinguere tra i castra temporanei, costituiti da tende, usati per marce o assedi, risalenti all'età repubblicana, e gli accampamenti stabili (castra stativa) con costruzioni in legno, a traliccio o in pietra, come quelli allestiti a difesa dei territori di confine (limes) nell'età imperiale.

Secondo la descrizione di Polibio, nel II secolo a.C. il bivacco di due legioni (12.000 uomini) era formato da un quadrato con un lato di circa 600 m, circondato da un bastione e mura. Di norma i castra venivano costruiti preferibilmente in terreni soprelevati e in vista, nei pressi di corsi d'acqua, boschi e prati, per consentire i rifornimenti di acqua, legname e foraggio, ed erano strutturati come una città romana. Si fissavano la sede dello stato maggiore con il foro (principia), quella del comandante della legione (legatus legionis) e il punto cardinale della postierla (porta praetoria); con un dispositivo di mira (groma), si stabilivano gli assi principali del campo (cardo maximus e decumanus maximus), che conducevano ai quattro portoni e formavano la strada di attraversamento (via praetoria) e quella principale (via principalis). Le altre strade parallele (cardines e decumani) suddividevano tutto il campo in rettangoli (scamna) per le tende dei legionari. Il castrum era delimitato da un fossato; con il materiale degli scavi si costruiva un terrapieno rinforzato da palizzate.

La descrizione di un campo per tre legioni, fatta nel I secolo d.C. da Igino, differisce solo per particolari secondari da quella di Polibio: il castrum diventava un rettangolo grazie all'aggiunta di un'altra strada trasversale (via quintana), parallela alla via principalis. Oltre agli edifici militari, gli accampamenti dell'epoca imperiale contenevano anche un alloggiamento separato per i comandanti (praetorium), abitazioni per tribuni e prefetti, un ospedale da campo (valetudinarium) e tutte le strutture tecniche, tra cui i canali e fossati per il rifornimento e lo scarico dell'acqua. Nella tarda età classica, il limescastrum divenne più ristretto e si munì di un imponente muro, di spessore fino a 3 m, difeso da torri e circondato a 10 m di distanza da fossati larghi fino a 15 m.







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