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La rosa bianca

di Inge Scholl

Riassunto ragionato:

Il titolo del libro deriva dal nome di un' organizzazione di giovani, che operò in Germania fino al 1943, contro il governo hitleriano, mentre la vicenda viene narrata dalla sorella di due componenti dell' organizzazione, di nome Inge.

La descrizione della "seconda vita" nascosta di molti giovani dell' epoca ci aiuta a comprendere diversi aspetti del nazismo e come la popolazione venisse continuamente oppressa da diverse forme di negazione di libertà.

Quando la famiglia Scholl si trasferì a Monaco, Hans e Sophie avevano rispettivamente quindici e dodici anni. Hitler era appena salito al potere e tutti pensavano che le sorti della Germania sarebbero migliorate. Hans, Sophie e Inge cominciarono a sentir parlare di politica per le prime volte proprio in quel periodo, iniziarono anche a sentir molto vicino a loro il concetto di patria, finché non si unirono ai camerati della Gioventù Hitleriana: facevano con loro passeggiate e riunioni, trascorrevano insieme intere serate a parlare, leggere, cantare, giocare, eseguire lavori artigianali.

Il loro padre non ne era affatto contento, ma loro non riuscivano a comprenderne il motivo: infatti i tre fratelli non potevano nemmeno immaginare le conseguenze dell'ascesa al potere di Hitler, che rappresentava per loro, a mio avviso, una speranza di vita migliore, concretizzatasi nel gruppo della Gioventù Hitleriana, i cui ideali non corrispondevano assolutamente, almeno agli inizi, a quelli di Hitler. Solo poco più tardi Hans e Sophie si resero conto di cosa significasse essere soggetti al suo governo.

Infatti, un giorno, un camerata si lamentò per le decisioni prese da Hitler circa gli ebrei, anche altri condividevano la sua opinione, ma dopo una notte inquieta, il mattino, tutti avevano già scordato la faccenda e si misero allegramente a cantare gli inni della Gioventù Hitleriana e canzoni popolari anche di altri popoli.

Da un pò di tempo, però, Hans non era più lo stesso, lo turbava, ad esempio, il fatto che fossero state proibite le canzoni popolari che fino a qualche giorno prima cantava.

In quel periodo Hans fu incaricato di portare la bandiera della propria comunità etnica a Norimberga, ma ne tornò profondamente deluso. I ragazzi che erano stati proposti come esempi erano tutti standardizzati, Hans invece aveva immaginato che ognuno potesse arricchire il proprio stato con la propria personalità ed idee diverse.

Accaddero altri due fatti che fecero allontanare Hans dal sistema politico di Hitler: il primo fu il divieto di poter leggere libri che appartenessero ad autori come Zwein. Il secondo fu l' ordine a un componente della Gioventù Hitleriana di consegnare la bandiera sulla quale avevano giurato fedeltà a Hitler, poichè bisognava possedere solo quella ufficiale.

Il primo gesto di Hans contro il sistema si manifestò con uno schiaffo al comandante che aveva dato quell' ordine. Altri avvenimenti lo turbarono, come il maltrattamento di un giovane maestro che non condivideva il sistema hitleriano e l'istituzione di campi di concentramento.

Questi avvenimenti segnarono un veloce processo che portò Hans a essere addirittura contrario a Hitler, trovando invece nella famiglia e nel gruppo giovanile chiamato Jungenschaft sicurezza e molti punti in comune.

Ma presto, i gruppi giovanili terminarono, perchè si cresceva e Hans iniziò l' università, voleva diventare medico; per un periodo prese parte alla campagna di Francia, ma era sempre divorato da dubbi e preoccupazioni "...lo opprimeva il dover vivere in uno stato, in cui la mancanza di libertà, l' odio e la menzogna erano divenuti la condizione normale...".

Già, perchè Hans, nonostante inizialmente a favore di Hitler, era poi ritornato sui propri passi, senza essere influenzato da nessuno, si era fatto una propria idea e coltivato addirittura un proprio ideale, che poi diventerà il suo motivo di vita.

In quel tempo, si formò un gruppo di quattro amici: Hans, Alexander Schmorell, Christl Probst e Willi Graf. Condividevano molte opinioni, spesso si ritrovavano e discutevano di argomenti vari, si consigliavano libri e facevano letture ad alta voce.

Penso che in quell' epoca fosse di grande conforto poter trovare delle persone che condividessero la stessa idea e che avessero il coraggio di esporla. Infatti, non tutti avevano la forza di esprimere i propri pensieri, per paura di ritorsioni o di incontrare qualcuno che non li condividesse e che li potesse denunciare alla polizia.

Sophie, dopo sei mesi di servizio di lavoro e altri sei al servizio ausiliario di guerra, che furono per lei terribili, finalmente partì, libera anche lei, per l' università, dove avrebbe incontrato il fratello Hans.

Il padre un giorno era stato portato via dalla Gestapo per essere interrogato, poichè aveva detto a un' impiegata che per lui Hitler era "...un flagello mandato da Dio all' umanità...", ma era stato poi liberato con la minaccia di ulteriori conseguenze.

La mamma, invece, anche se non lo dava a vedere, era sempre molto preoccupata per i suoi figli.

Insomma, la situazione familiare non era delle migliori, a causa della vita imposta dal regime nazista, che non lasciava libertà di pensiero, opinione ed espressione.

Quando Sophie arrivò all' università, fu accolta dal fratello, la sera stessa conobbe i suoi amici, parlarono del lavoro in ospedali civili e militari e ad un certo punto qualcuno disse:"....noi ce ne stiamo a casa nelle nostre stanze a studiare come si guariscono gli uomini, mentre fuori lo stato manda a morire ogni giorno innumerevoli giovani...". Hans lesse una poesia di Keller che piacque molto a tutti, poi, infine, si parlò per la prima volta di resistenza. Quando Sophie ed Hans furono soli, quest' ultimo parlò anche di ciclostile, ma poi fece cadere il discorso per non preoccupare la sorella.

In quei giorni si vennero a sapere cose indicibili sul governo di Hitler, finché non furono sparsi all' università dei fogli con il titolo " I volantini della rosa bianca", che incitavano all'opposizione al governo hitleriano. Sophie si trovò d' accordo con il contenuto dei volantini, addirittura le parole le sembravano familiari. Quando andò nella stanza del fratello, lesse su un volantino le stesse parole precedentemente lette: era stato suo fratello a ciclostilarli! Subito, Sophie fu presa da angoscia e terrore, preoccupata di quello che sarebbe potuto accadere al fratello.

Appena lo vide, lo sgridò per il pericolo a cui andava incontro, ma presto lo appoggerà pienamente, divulgando anche lei i volantini. E infatti, in nome del senso di giustizia, parteciperà pienamente alla resistenza.

Durante la vacanza tra il secondo e il terzo semestre, i ragazzi vennero mandati al fronte russo, promisero che se fossero tornati, l' azione della Rosa bianca sarebbe divenuta ancora più ferma e decisa.

Intanto, il padre di Hans venne incarcerato per quattro mesi per il reato che aveva commesso tempo addietro, ossia aver criticato Hitler.

Durante il viaggio, Hans fece la carità a una donna e a un lavoratore dando cioccolato, un giornale e del tabacco, quando arrivò al fronte fu contento di sapere che era stato destinato alla stessa zona del fratello minore.

Tornati dal fronte, Hans, Sophie, Alex e Christoph, aiutati da diverse persone come il professor Huber, iniziarono a ciclostilare molti volantini. L' impresa era sempre difficile da compiere per il timore di essere scoperti, ogni prova andava sempre nascosta e, nel momento della diffusione, era necessario non farsi vedere e non destare sospetti.

Una sera, Sophie ricevette un pacco da casa con dei dolci, attese a lungo Hans per festeggiare, ma questi tardava ad arrivare. Quando il fratello arrivò, le disse entusiasta che aveva scritto sui muri e per le strade "Libertà" e "Abbasso Hitler". La mattina seguente gruppi di donne erano intente a cancellare le scritte, ma la cosa fu difficile, poiché era stato usato anche del catrame assieme alla vernice.

Intanto, Hans e Sophie erano anche riusciti ad instaurare una serie di rapporti all' estero con studenti della loro stessa opinione.

Una mattina, Hans e Sophie, pur consapevoli che la Gestapo era sulle loro tracce, sparsero altri volantini, facendoli cadere dalle scale dell' università, senza accorgersi che un bidello li stava osservando; questi chiamò subito la Gestapo, l' università fu chiusa e il 18 settembre 1943 Hans, Sophie e Christoph furono arrestati.

Ciò che più mi ha colpito è che i due fratelli sapevano di essere ricercati, avrebbero potuto mettersi in salvo ed accontentarsi dell' operato già svolto, ed invece preferirono compiere l' ultima azione di volantinaggio e morire.

I tre furono rinchiusi in prigione e dovettero subire interrogatori lunghissimi, che durarono ore ed ore.

Ormai, la loro unica preoccupazione era quella di far rimanere più persone possibili fuori dalla faccenda e assunsero tutta la responsabilità degli atti da loro e da altri commessi.

Con la più grande tranquillità e serenità andarono a morire il 20 settembre 1943, dopo aver salutato i genitori e, per quanto riguarda Christl, essersi accostato al sacramento del battesimo.

All' interno del libro vengono anche riportati dei volantini ciclostilati dalla Rosa bianca e dal movimento di resistenza in Germania ed annotazioni sulla Rosa bianca.

Volendo riassumere brevemente i punti in comune dei volantini, trovo che una loro caratteristica generale sia quella di voler far comprendere alla popolazione tedesca come il governo di Hitler avesse pian piano sottomesso il popolo, quanti e quali soprusi avesse commesso, a partire dallo sterminio degli ebrei fino ad arrivare alle lunghe guerre intraprese con la conseguente morte di molti figli della patria.

Il secondo scopo comune a tutti i volantini era l' incitamento del popolo alla ribellione, la maggior parte non condivideva il sistema hitleriano, ma nessuno aveva il coraggio di opporvisi, tutti aspettano che fosse qualcun' altro a farlo al loro posto. La resistenza, invece, cercò di convincere tutti ad opporsi, certamente nessuno poté rovesciare il governo, ma sicuramente esso si indebolì. Vennero addirittura proposti metodi come il sabotaggio di manifestazioni o dell' industria bellica, per citarne alcuni.

I volantini, a mio avviso, sono la prova, insieme a tutti i sotterfugi e alle fughe, di come Hans e Sophie credessero veramente nell' opera che stavano portando avanti. Ciò é evidente se si considera la convinzione con cui scrissero e lo sforzo continuo nel creare volantini che potessero veramente, attraverso ragionamenti logici e razionali, illustrare quasi in modo scientifico i ragionamenti compiuti contro il nazismo.

Al termine del libro sono presenti anche numerose testimonianze di persone che conobbero direttamente o indirettamente Hans, Sophie, Alexander e Christl: avvocati, cappellani, amici, studenti, pittori e così via, insomma una vasta gamma di persone, di ceto diverso.

Tutte furono impressionate dalla decisione e dalla fermezza con cui gli accusati, in particolare Hans e Sophie, testimoniarono al processo e dalla serenità con cui andarono a morire.

In particolare, quasi tutti riportano la vicenda delle scritte "Libertà" e "Abbasso Hitler" sui muri di Monaco, segno che questo fu un gesto che impressionò molto.

Tra le diverse testimonianze, quella che mi ha colpito maggiormente è quella di Leo Samberger, allora studente in legge e uditore giudiziario a Monaco: più degli altri è riuscito a rendere i sentimenti di Hans, Sophie, dei giudici e dei genitori, durante le ultime ore di vita dei due fratelli, facendomi immedesimare nella vicenda. Infatti, Leo Samberger ha saputo descrivere contemporaneamente le angosce dei genitori, la cattiveria senza fine dei giudici e la tranquillità dei due fratelli, anche poco prima del patibolo.







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