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Ignazio Silone

Fontamara

Trama: Il libro , ambientato all'epoca della dittatura fascista , narra delle vicende del paese di Fontamara, situato vicino alla piana del Fucino, in Abruzzo. La località è abitata da cafoni, gente estremanente povera ed isolata dal mondo, dedita alla coltivazione dell' arida terra. Qui la vita trascorre immutata da secoli.

Le cose però cambiano all'arrivo dell'Impresario, uomo senza scrupoli , che lentamente aquisisce un grande potere nella zona. Una sera giunge a Fontamara un uomo di città al servizio dell'Impresario, che , con un inganno , fa firmare ai Fontamaresi una petizione con la quale si richiede che venga deviato verso le terre dell'Impresario l'unico corso d'acqua che irriga le terre di Fontamara.

Il giorno seguente un gruppo di cantonieri è già al lavoro per deviare il corso d'acqua. In assenza degli uomini , intenti al lavoro nei campi, le donne, che si erano accorte dell'inganno, si recano al capoluogo per parlare con il podestà, Don Circostanza e qui apprendono che il nuovo podestà è l'Impresario. Così si recano a casa dell'Impresario, dove con un altro inganno tessuto da Don Circostanza, si fa loro credere di avere risolto la questione dell'acqua.

In seguito a Fontamara vengono applicati i provvedimenti che il fascismo aveva esteso a tutta Italia, come il divieto di parlare di politica in luoghi pubblici, anche se tali divieti risultano incomprensibili ai Fontamaresi , data la loro ignoranza.

Emerge anche la figura di Berardo Viola, il protagonista : giovane forte e autoritario, è perseguitato da una sorte avversa, che non gli permette di coltivare nessuna terra e quindi di prendere in sposa la donna da lui amata, la bella Elvira.

Alla fine di giugno , i Fontamaresi sono convocati ad Avezzano per ascoltare le decisioni del nuovo governo di Roma riguardo alla piana del Fucino. I cafoni sono speranzosi di poter ricevere giustizia circa l'assegnazione delle terre del Fucino e la distribuzione dell'acqua , ma sono ancora una volta ingannati e utilizzati come strumenti di una grande manifestazione fascista. Delusi, ritornano al loro paese.

Una sera, mentre gli uomini non sono ancora tornati dal lavoro, giungono a Fontamara delle truppe fasciste, che dopo aver interrogato le donne sul fascismo, si danno ad ogni tipo di violenza e di ruberie. Solo due donne, tra cui Elvira, riescono a nascondersi sul campanile. Intanto giungono gli uomini, che vengono interrogati ad uno ad uno. Ad un certo punto Berardo, preso dall' ira, aggredisce un soldato. La situazione è risolta da Elvira, che appare sul campanile facendo suonare le campane e che viene scambiata per la Madonna. In questo modo le truppe fasciste fuggono dal paese spaventate.

Berardo soccorre Elvira svenuta e poi trascorre la notte con lei. Il giorno seguente, essendosi ormai legato ad Elvira, decide di partire per Roma alla ricerca di lavoro e si reca da Don Circostanza per ottenere aiuto. Intanto, al paese viene deviato il corso del ruscello e i Fontamaresi scoprono l'inganno dell'Impresario; tuttavia sono quietati con un nuovo inganno.

Dopo un po' di tempo, un paesano, Scarpone, giunge con la notizia che i loro compagni cafoni di Sulmona si sono rivoltati e si rivolge a Berardo, il più autoritario e potente del villaggio, perchè si ponga a capo della rivolta di Fontamara. Ma Berardo, deludendo tutti, decide lo stesso di partire per Roma per trovare lavoro. La notte , il sacrestano della chiesa si impicca, ma ciò non impedisce a Berardo di partire con il figlio di un altro cafone. Giunto a Roma, dopo vari tentativi , capisce di non poter trovare lavoro, poichè aveva già avuto problemi con la legge. Deluso, trova nella causa antifascista un nuovo motivo di vivere e torna ad essere l'uomo combattivo e forte di un tempo. Imprigionato, per scagionare un amico conosciuto a Roma , si fa uccidere facendo credere di essere il Solito Sconosciuto, un uomo ricercato dalla polizia fascista perchè contrario al regime.

Appresa la notizia della morte di Berardo, i cafoni di Fontamara, per ribellarsi alle nuove ingiustizie che il fascismo aveva portato, decidono di aderire ai movimenti antifascsti e appoggiano il Solito Sconosciuto, che li spinge a stampare un proprio giornale.

Scoperti, vedono la polizia fascista irrompere nel paese, uccidere buona parte degli abitanti e disperdere i restanti.

Commento: questo libro, scritto da Silone negli anni '30 , durante il suo esilio all'estero, appartiene alla corrente del neorealismo. Il linguaggio utilizzato rispecchia il parlato e vuole ricalcare quello utilizzato dal popolo . Silone avrebbe desiderato scrivere il racconto nel dialetto del luogo, in modo da renderlo ancora più realistico, ma affinchè esso fosse comprensibile al grande pubblico, è costretto a servirsi dell ' italiano, senza ricorrere ad espressioni dialettali, se non nei nomi propri. Lo stile è costruito su periodi semplici, privo di riflessioni psicologiche o di accurate descrizioni. Queste spesso non vengono espresse con lunghi discorsi teorici, ma portando un esempio concreto, stile tipico del linguaggio parlato. Alto elemento caratterizzante il parlato sono le iperboli e le esagerazioni popolaresche, che spesso compaiono nel racconto.

Sovente la narrazione esprime le riflessioni e le credenze del popolo. Tipici dei cafoni protagonisti del libro, ad eccezione di Berardo, sono il fatalismo, la rassegnazione davanti alle sventure, che si ritiene siano provocate dal destino e quindi immutabili. Ne è un esempio il passato di Berardo, che , a causa del destino, non ha mai potuto possedere terra propria e che muore, come aveva voluto il destino per suo nonno e suo padre, in modo diverso dagli altri cafoni.

Altro elemento di fondo della cultura meridionale che compare nell ' opera è la sfiducia nel governo, ritenuto non un elemento che ponga ordine tra gli uomini, ma come un organo che aggiunge sofferenze a quelle già numerose dei cafoni. Per questo, come avveniva nella realtà, il libro più di una volta sembra rimpiangere il dominio borbonico.

La vita dei cafoni è molto dura. Essi sono ignoranti e per questo sono sempre stati sottomessi e ingannati dalle persone più colte del capoluogo, come Don Circostanza. Silone sottolinea soprattutto la loro estraneità al resto del mondo. I cafoni fontamaresi diventano il simbolo di tutti i poveri del mondo, come dice lo stesso autore , perchè occupano il gradino più basso della scala sociale e sono estranei al mondo, non ne capiscono le leggi e gli avvenimenti. A Fontamara , per esempio , non si sa nemmeno cosa sia il fascismo, finchè non bisogna fare i conti con il suo potere. E anche il resto del mondo li considera estranei , li tratta come subordinati e li sottomette sfruttando la loro ignoranza. In questo romanzo , che ha intenti di impegno civile, Silone presenta i benestanti, la parte progredita della società , come i cattivi , la causa dei mali dei cafoni ed i cafoni come vittime innocenti dei soprusi subiti da parte del resto della società.

E' questo un tema che caratterizza il libro e molte altre opere di Silone: il contrasto tra i poveri e i benestanti, tra chi ha potere e chi è indifeso. Per i poveri e i deboli , la prospettiva è tragica e buia: non esiste salvezza , il destino si accanisce contro di loro. Anche a Fontamara , inesorabilmente, l'Impresario acquista , nonostante gli sforzi dei cafoni , sempre più potere, ruba loro l'acqua , infine disperde tutto il paese e ne uccide molti abitanti.

A questa prospettiva buia Silone pone come rimedio la figura dell'eroe , anche questo tema ricorrente nella poetica dell'autore. Nel libro l'eroe è Berardo Viola. E' lui che , inseguendo un ideale nobile e grandioso, da uno spiraglio di luce agli abitanti di Fontamara. E' questo il compito dell'eroe: liberare con il suo esempio, i suoi ideali, il suo sacrificio la società dei poveri oppressa dai potenti, fare luce sull'umanità. Così ad esempio è Berardo che con il suo sacrificio ed impegno sociale da ai cafoni la forza di ribellarsi al destino e di aderire ai movimenti antifascisti, anche se la conclusione è tragica.

Il libro inoltre esprime un'altra caratteristica dell'opera di Silone: i racconti non devono essere scritti per il gusto di raccontare, fini a se tessi. Devono avere un impegno morale e civile. Steso durante l'esilio fascista dell'autore, il testo vuole essere una critica al fascismo ed ai soprusi che esso operava sui poveri, ne vuole denunciare la violenza e le ingiustizie . La critica è tuttavia rivolta anche alla Chiesa, che l'autore considera corrotta e per nulla vicina ai poveri fedeli , ma più legata al fascismo, per esempio con la stipulazione dei Patti Lateranensi. Ne è simbolo Don Abbacchi , prete benestante e amico dei potenti, che non solo non aiuta i cafoni a superare i loro problemi, ma addirittura sta dalla parte del torto, cioè con l'Impresario e che, per certe caratteristiche, come l'avidità o la mancanza di decisione, ricorda il Don Abbondio dei Promessi Sposi.

La critica alla Chiesa tuttavia non sminuisce la religiosità dei cafoni, che anzi viene esaltata, soprattutto nella figura di Elvira , e in parte minore, in quella di Berardo.





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